Feudo Rosso di Cerami
La struttura nasce in un’area già indubbiamente popolata nel periodo neolitico come testimoniano gli scritti del grande archeologo Paolo Orsi, molto amico del barone Carlo III Rosso di Cerami e ospite nel 1931 in questo luogo, che indaga su una serie di tombe sulla cima del monte Carrangiaro a 911 mt s.l.m.
Successivamente l’area è con molta probabilità abitata in epoca greca e romana. Nel 1576 Pietro Andrea Grimaldi inizia la costruzione della vasca (gibbia) dell’acqua in pietra dando una forma elegante con colonne in stile classico al punto preciso da dove affiorava acqua dolce in maniera spontanea.
Egli incide anche questa data sull’architrave della porta che conduce alla grotta dell’acqua. Qualche anno prima (1560 circa) lo stesso Pietro Andrea costruisce quelli che ancora oggi sono i saloni nobiliari della masseria che utilizza per ricevere fittavoli ed impiegati. Nel 1586 il figlio di Pietro Andrea, Giulio Grimaldi principe di Santa Caterina e barone di Carrangiara e Risicallà costruisce una chiesa, oggi visitabile e restaurata, dedicandola a San Nicolò.
Indubbiamente, il nobiluomo che più fece in antichità per il feudo fu proprio Giulio Grimaldi (fondatore, grazie alla “licentia populandi” nel 1604 della poco distante città di Santa Caterina di Villarmosa in provincia di Caltanissetta) a cui succedette nel 1748 il principe Giulio Maria III Grimaldi e la figlia Emilia, che sposò il nobile Diego Giardina, figlio di Luigi Gherardo Giardina. Per eredità della moglie Diego diventa principe di Santa Caterina ed erede delle baronie di Risicallà e Carrangiara.
Tra il 1700 ed il 1800, il feudo, si legge negli antichi documenti, fu colpito da un fulmine e dalla terra emersero vari pezzi in massi compatti di bitume e gas solforosi, liquefatti dal fulmine. Con tale liquido vennero isolate le barche che solcavano il vicino Lago di Pergusa. Alla fine del XIX secolo il conte Sebastiano d’Ayala, nobile originario della Spagna, compra il feudo e lo dona alla figlia Maria contessa d’Ayala che lo farà pervenire al marito Carlo III Rosso barone di Cerami (che per puro e affascinante caso era comunque parente dei Grimaldi che secoli prima fondarono l’antica dimora) personalità eccellente che contribuì a restaurare e mantenere in vita questa struttura storica.
Tutto il territorio, che costituiva una riserva di caccia, ha avuto da sempre come prerogativa l’attività venatoria che veniva esercitata dalla famiglia dei baroni di Cerami. Durante la seconda guerra mondiale la zona fu teatro del passaggio sia delle truppe tedesche che di quelle alleate che lasciarono reperti interessanti nella zona.
Nel dopoguerra il barone Carlo decise di ospitare la scuola rurale della zona concedendo anche un alloggio per la maestra che veniva ad impartire le lezioni ai figli dei mezzadri della zona. Patriota e colto uomo politico Carlo fu soprintendente ai monumenti della città di Enna, vice console di Spagna, commissario del Consiglio Provinciale dell’ Economia, consigliere del Banco di Sicilia.
Egli restaurò la struttura dell’odierno Feudo Rosso di Cerami che perviene oggi ai diretti discendenti tramite Franco ed Emilia Pirrera Rosso di Cerami. Davide ed Adriana Pirrera Rosso di Cerami insieme ai loro figli Diana, Enea Maria e Giulio oggi aprono la loro dimora a coloro i quali sanno e vogliono approfondire l’amore per la Sicilia e la sua storia.
Oggi, i proprietari del Feudo sono i discendenti della famiglia Rosso e vi aspettano per accoglierVi e farVi passare momenti indimenticabili, nuovi e piacevoli nella sua antica dimora.
Altre immagini della struttura